Dice
che quando camminavano lungo il fiume lei è caduta. Ma ha riso subito, senza
provare dolore. Il dolore un'altra volta, tanto tempo fa. Di quel riso che ti
contagia anche se poi arriva, il dolore. Poco prima sembrava che alcune parole fossero
alte, molto alte, come le nuvole bianchissime di quel giorno. Poi invece sono
scese, le parole. Alcune dolci, le altre puro miele. E camminavano, camminavano
come un corpo solo. A tenerli uniti era una speciale tensione sottile, qualcosa
che avevano perso per strada. E poi una quieta ansia, rassegnata, quasi
consunta, che ha a che fare forse con le cadute. Viene da lontano e non ci
interessa e non vogliamo sapere da dove, perché tanto accade, e accade nonostante
noi, come le più belle cose e quelle più brutte.
A
parte il muschio, dice, dietro c'era il verde degli alberi quando si è girata e
lui le ha detto di non farlo più, di essere così, perché quelli così poi cadono.
Si fanno male. Dalla tasca allora lei ha preso un fazzoletto di carta
stropicciato. Buffo, la prima cosa che lui ha pensato è di scriverci sopra
qualcosa per il viaggio. Qualche informazione valida, qualche buon consiglio,
delle buone parole.
A
volte, seppure siano passati molti anni dalla caduta, qualche parola torna
utile, dice. Però gli è venuto in mente che aveva lasciato la biro in macchina.
In macchina stava ascoltando in quel periodo il Messiah, di Handel e la biro la
usava per annotare su un foglio le tracce da riascoltare, le irrinunciabili, soprattutto
la 2 del primo CD, secondo lui: "Comfort ye my people" (Consolate il
mio popolo). Sull'altra metà del foglio era annotato solo un 3, ma riferito al
Presto (Assai meno presto) nella Settima di Beethoven che aveva ascoltato nel
mese precedente e, dice, solo quello, perché quello aveva a che fare con le
cadute. Secondo lui.
Con
la biro avrebbe scritto che tutti quelli che cadono sono anche nel Salmo 145. E
sono stati sorretti. Poco conforto? E lo diceva anche Beckett, che Dio benedica
tutti quelli che cadono. Minimo conforto? Ma la biro era nel cruscotto, mentre
quelli che cadono erano lungo il fiume, non sono stati sorretti nel momento del
bisogno, si sono fatti male proprio ed hanno pianto davvero, una volta, dice. Per
una caduta. Questo la dice lunga su come vanno alcune cose. Perché quando si
cade si precipita verso il centro della Terra. C'è poco da fare, si è
inghiottiti dal buio nonostante la propria innocenza. E' la gravità. E'
mancare, venire meno, perdere l'equilibrio. Atti difficili da invertire in un
secondo, da lenire con un Salmo. Forse lo sapremo. Intanto è andata così. Lei è
caduta, una volta, si è fatta male e ha pianto. E lui non aveva la biro per
consegnarle delle buone parole che magari non sarebbero servite. E non ha
provato con la voce perché a volte vengono male con la voce e quella volta non
poteva sbagliare.
Sbagliare
con la voce per tentare di alleviare una caduta è fare un grave torto alla
caduta stessa, in primo luogo, è privarla della sua oscura dignità, disconoscere
la sua gravità, e poi è una maldestra ed inutile offesa a chi è caduto. Errori
gravi, che il silenzio non fa. Forse anche con la biro si sbaglia, ma, come
diceva sempre Beckett, si può provare ancora, e sbagliare meglio.
Poi
dice che l'aria ha fatto il resto. Era buona, sentiva di acqua e di campagna,
ma come solo di radici o di sicuro riparo per i nidi e a volte sembra persino che
momenti così curino le ferite. Sono cose che gli uomini hanno dimenticato in fretta.
Ma se voi ammettete che due, dice anche solo due, possano pensarla ancora così
e respirare perbene così, beh, ammetterete che ci si possa rialzare, anche dopo
anni, senza accorgersene magari, senza riscatto, solo con la certezza che il
ricordo della caduta non contaminerà mai quei momenti, speciali e unici nei
quali vi sentite salvi. Proteggere quei momenti è il contrario di cadere. Difendere
quei momenti è il futuro, se vi interessa.