Franco Battiato: lo
adoro!
Dalla prima ora, quando non lo conosceva quasi nessuno (Fetus, 1971).
Fa parte della mia formazione culturale e lo stimo
tantissimo. Nonostante l’intervista resa a Mirella Serri nell’inserto de La Stampa, Tuttolibri. (11 settembre
2010)
Sono ormai convinto possieda la capacità di comporre delle
canzoni riuscendo a far suonare persino le parole. Quasi come avviene in alcune
poesie.
"E intorno i
fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupi e vecchie coi
rosari", "E gli orinali
messi sotto ai letti per la notte e un film di Eisenstein sulla
rivoluzione". Magia! Pura cantabilità della parola. Mi sento sinceramente
e profondamente in debito con lui e lo voglio ringraziare per i memorabili
momenti trascorsi ascoltando la sua opera. A un artista così, non ce ne sono
tanti, gli puoi perdonare tutto. O quasi.
L’intervistatrice si informa circa i gusti del Maestro
relativi alla sua nota passione per la
lettura; come riesca, cioè, a “soddisfare
i suoi appetiti e la sua bibliomania”. Così, dalle inurbate periferie del
nostro sapere, apprendiamo che nella sua villa-biblioteca, tra un albero di
fico, uno di nespole ed uno di prugne, trovano dimora dei libri “in cui si specola di sufismo, buddismo,
dervisci, filosofia orientale, cibernetica e positivismo”. Mi permetto, sommessamente,
di far notare l'assenza di qualche titolo sul giardinaggio e
sull’eno-gastronomia siciliana, ma, conoscendo la sete di sapere del Maestro,
sono certo che colmerà a breve questa lacuna.
Poi, senza indugio, si passa ai dilemmi esistenziali. D'altronde sarà a tutti capitato "di avere più di un dubbio sulla vita,
sullo stare al mondo e sugli umani". A lui capitò a New York, nella
metropolitana mentre aspettava il treno. A me allo sportello delle Poste, penultimo
di una coda interminabile nell'attesa di pagare una multa che tuttora ritengo
iniqua.
“Ho provato
l’irresistibile tentazione di buttarmi”, sinceramente, drammaticamente, confessa
alla giornalista sbigottita. Fu salvato, per fortuna sua e nostra. Sapete da
chi? Da “Sri Aurobindo e Paramahansa
Yogananda”.
Emigrati al suo fianco in attesa del treno? No: autori
mistici indiani, uno considerato pure avatar, entrambi defunti negli anni '50.
Che dire? Siamo loro infinitamente grati; senza il
loro provvidenziale intervento non avremmo ascoltato “La cura”.
Con misurata mestizia si trasloca verso i dilemmi sociali e politici. Come reagì,
il Maestro, "negli anni delle più
accese passioni politiche, dei conflitti a fuoco, delle stragi"? Risposta
scontata. E giusta, da parte di un artista.
"Reagii facendo musica e leggendo". D'accordo, tanti altri lo
fecero, esprimendo così il proprio talento. Io suonavo la batteria e leggevo
Kant; Eva Kant, quella di Diabolik.
Un numero decisamente minore, io credo, e lui fra quelli, si
cimentarono nella lettura di “Gialal
al-Din Rumi, il poeta persiano, fondatore della confraternita sufi dei dervisci
rotanti", e “sulle pagine di Georges Ivanovic
Gurdjieff", arcinoto maestro di danze armeno, il cui assioma decretava
che la vita umana è vissuta in uno stato di veglia apparente prossimo al sogno.
(Roba risaputa, prendete la Minetti). Tra i suoi allievi più famosi, la
scrittrice Pamela Lyndon Travers, creatrice del personaggio di Mary Poppins.
Io ed altri ed altri miei soci, anche se oggi mi vergogno a
dirlo, lenivamo l'impeto delle nostre passioni presso la "Confraternita della Ribollita”, o la "Congrega dell’Amarone”, placavamo il nostro disagio nella "Combriccola del Rosso Strutturato”.
La giornalista prosegue, contaminata dalla rarefazione
d'ossigeno causata dall'altezza di una simile cultura e spira la domanda
successiva (ironica, sarcastica, buttiamola sul ridere?).
“Quando ha incontrato
Gilgamesh, il mitico re dei Sumeri che regnò su Uruk, a cui ha dedicato la sua
opera lirica?”.
Evvai Mirella, questo volevamo sapere...
Ad una domanda così consueta ed istituzionale, siamo
talmente abituati a sentire come risposta "ho avuto frequenti ed ufficiali
rapporti con quel capo di stato, ed essi hanno solo portato vantaggio per il
nostro paese", tanto da farci
ignorare la pur dotta risposta del Maestro.
Andiamo oltre: “Sveglia alle 5 - 5 e 30, musica per
un’oretta, poi comincia il lavoro. E alla sera? Cosa c’è sul comodino?" Una
calda ed amichevole tisana dopo tanta tribolazione? Il telecomando? Macché: “L’opera
di Dzogchen Ponlop” (scusate, ma
lo devo riscrivere per convincermi che esista per davvero) “Dzogchen Ponlop, uno dei più eruditi maestri
di meditazione”. Dzogchen Ponlop Rinpoche, detto il Settimo, perché prima
se ne sono incarnati altri sei.
(A margine: sapete che quando ho digitato il nome
dell'erudito di cui sopra la correzione automatica di Word non si è attivata?).
Siamo all'epilogo (dell'intervista) con la domanda (forse
provocatoria): “Lei
è molto pessimista?". Risposta (certamente provocatoria): “Per
nulla. (Ogni tanto una qualche sana malinconia...”)
Con immutata stima.
(Aggiornamento marzo 2013)
Dopo decenni di infiltrazioni di buddismo e di sufismo,
l'ascetico e colto pensatore di cui si parla, investito di una carica
istituzionale ha pensato bene, presso la sede del Parlamento Europeo a
Bruxelles, di dare pubblicamente delle "troie" ai/alle parlamentari
italiani/e. Ma poi, come è noto, ha rettificato: intendeva dire
"prostitute" e non era riferito agli/alle attuali.
Franco, brutto, non si fa; lo dico a Dzogchen.