venerdì 31 maggio 2013

Franco Battiato: lo adoro!


Franco Battiato: lo adoro!
Dalla prima ora, quando non lo conosceva quasi nessuno (Fetus, 1971).
Fa parte della mia formazione culturale e lo stimo tantissimo. Nonostante l’intervista resa a Mirella Serri nell’inserto de La Stampa, Tuttolibri.  (11 settembre 2010)
Sono ormai convinto possieda la capacità di comporre delle canzoni riuscendo a far suonare persino le parole. Quasi come avviene in alcune poesie.
"E intorno i fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupi e vecchie coi rosari", "E gli orinali messi sotto ai letti per la notte e un film di Eisenstein sulla rivoluzione". Magia! Pura cantabilità della parola. Mi sento sinceramente e profondamente in debito con lui e lo voglio ringraziare per i memorabili momenti trascorsi ascoltando la sua opera. A un artista così, non ce ne sono tanti, gli puoi perdonare tutto. O quasi.

L’intervistatrice si informa circa i gusti del Maestro relativi alla sua nota passione per la lettura; come riesca, cioè, a “soddisfare i suoi appetiti e la sua bibliomania”. Così, dalle inurbate periferie del nostro sapere, apprendiamo che nella sua villa-biblioteca, tra un albero di fico, uno di nespole ed uno di prugne, trovano dimora dei libri “in cui si specola di sufismo, buddismo, dervisci, filosofia orientale, cibernetica e positivismo”. Mi permetto, sommessamente, di far notare l'assenza di qualche titolo sul giardinaggio e sull’eno-gastronomia siciliana, ma, conoscendo la sete di sapere del Maestro, sono certo che colmerà a breve questa lacuna.

Poi, senza indugio, si passa ai dilemmi esistenziali. D'altronde sarà a tutti capitato "di avere più di un dubbio sulla vita, sullo stare al mondo e sugli umani". A lui capitò a New York, nella metropolitana mentre aspettava il treno. A me allo sportello delle Poste, penultimo di una coda interminabile nell'attesa di pagare una multa che tuttora ritengo iniqua.
Ho provato l’irresistibile tentazione di buttarmi”, sinceramente, drammaticamente, confessa alla giornalista sbigottita. Fu salvato, per fortuna sua e nostra. Sapete da chi? Da “Sri Aurobindo e Paramahansa Yogananda”.
Emigrati al suo fianco in attesa del treno? No: autori mistici indiani, uno considerato pure avatar, entrambi defunti negli anni '50.
Che dire?  Siamo loro infinitamente grati; senza il loro provvidenziale intervento non avremmo ascoltato “La cura”.

Con misurata mestizia si trasloca verso i dilemmi sociali e politici. Come reagì, il Maestro, "negli anni delle più accese passioni politiche, dei conflitti a fuoco, delle stragi"? Risposta scontata. E giusta, da parte di un artista. "Reagii facendo musica e leggendo". D'accordo, tanti altri lo fecero, esprimendo così il proprio talento. Io suonavo la batteria e leggevo Kant; Eva Kant, quella di Diabolik.
Un numero decisamente minore, io credo, e lui fra quelli, si cimentarono nella lettura di “Gialal al-Din Rumi, il poeta persiano, fondatore della confraternita sufi dei dervisci rotanti", e sulle pagine di Georges Ivanovic Gurdjieff", arcinoto maestro di danze armeno, il cui assioma decretava che la vita umana è vissuta in uno stato di veglia apparente prossimo al sogno. (Roba risaputa, prendete la Minetti). Tra i suoi allievi più famosi, la scrittrice Pamela Lyndon Travers, creatrice del personaggio di Mary Poppins.
Io ed altri ed altri miei soci, anche se oggi mi vergogno a dirlo, lenivamo l'impeto delle nostre passioni presso la "Confraternita della Ribollita”, o la "Congrega dell’Amarone”, placavamo il nostro disagio nella "Combriccola del Rosso Strutturato”.
La giornalista prosegue, contaminata dalla rarefazione d'ossigeno causata dall'altezza di una simile cultura e spira la domanda successiva (ironica, sarcastica, buttiamola sul ridere?).
Quando ha incontrato Gilgamesh, il mitico re dei Sumeri che regnò su Uruk, a cui ha dedicato la sua opera lirica?”.
Evvai Mirella, questo volevamo sapere...
Ad una domanda così consueta ed istituzionale, siamo talmente abituati a sentire come risposta "ho avuto frequenti ed ufficiali rapporti con quel capo di stato, ed essi hanno solo portato vantaggio per il nostro paese", tanto da farci ignorare la pur dotta risposta del Maestro.

Andiamo oltre: Sveglia alle 5 - 5 e 30, musica per un’oretta, poi comincia il lavoro. E alla sera? Cosa c’è sul comodino?"  Una calda ed amichevole tisana dopo tanta tribolazione? Il telecomando? Macché: L’opera di Dzogchen Ponlop” (scusate, ma lo devo riscrivere per convincermi che esista per davvero) “Dzogchen Ponlop, uno dei più eruditi maestri di meditazione”. Dzogchen Ponlop Rinpoche, detto il Settimo, perché prima se ne sono incarnati altri sei.
(A margine: sapete che quando ho digitato il nome dell'erudito di cui sopra la correzione automatica di Word non si è attivata?).

Siamo all'epilogo (dell'intervista) con la domanda (forse provocatoria):  Lei è molto pessimista?". Risposta (certamente provocatoria): “Per nulla. (Ogni tanto una qualche sana malinconia...”)

Con immutata stima.

(Aggiornamento marzo 2013)
Dopo decenni di infiltrazioni di buddismo e di sufismo, l'ascetico e colto pensatore di cui si parla, investito di una carica istituzionale ha pensato bene, presso la sede del Parlamento Europeo a Bruxelles, di dare pubblicamente delle "troie" ai/alle parlamentari italiani/e. Ma poi, come è noto, ha rettificato: intendeva dire "prostitute" e non era riferito agli/alle attuali.
Franco, brutto, non si fa; lo dico a Dzogchen.

lunedì 27 maggio 2013

Due notizie


Due notizie che la stampa locale non ha potuto trascurare a proposito dell'ultima tappa del Giro d'Italia che si è svolta a Brescia.
La prima: ha vinto Vincenzo Niboli. (Giornale di Brescia, 27.5.2013)
La seconda (presumo al fine di eccitare gli animi nell'attesa della volata finale): Umberta Gussalli Beretta "paludata collezionista e ambasciatrice charity, non sarà in piazza Garibaldi,(al traguardo) ma brinderà all'evento con uno squisito Rosé". Lei medesima di seguito precisa: "Lo produce l'azienda agricola di mio marito. Alla cerimonia esclusiva allestita in Loggia ieri sera, (sede del Comune) in onore del Giro, lo hanno sorseggiato tutti". (Corriere Brescia, 25.5.2013).
Ambasciatrice de ché?
In osservanza delle doti di discrezione e sobrietà delle genti bresciane, vi sarei grato se non commentaste questo post.
Nello sprint finale ha avuto la meglio Mark Cavendish. La classifica generale vede al secondo posto Rigoberto Uran Uran.

domenica 26 maggio 2013

Brescia, maggio 2013

Brescia, maggio 2013. La storica libreria Serra Tarantola rischia la chiusura; pigione insostenibile.
Brescia, 1984, libreria Serra Tarantola: Aldo Busi, allora già Aldo Busi, presenta al pubblico ed alla stampa il suo libro Seminario sulla gioventù introdotto dal poeta Lento Goffi.
Conservo ancora netto il ricordo. Dalla folla stipata nel locale si muovono verso l'autore due giornalisti; gli chiedono di poterlo intervistare subito perché poi se ne devono andare. Lui chiede: "Avete letto il libro?". "Non ancora" rispondono quasi in coro. "Arrivederci e grazie" conclude Busi guadagnando il retro del bancone.
Lì lo attende Lento Goffi che gli dice: "Sei pronto?". Aldo Busi sorride e risponde "Sì, mi sono cambiato anche sotto".
Non è diventato un grande scrittore. Lo è sempre stato.

L'usignolo è un cantore notturno

L’usignolo è un cantore notturno, appartato e malinconico; questo mi fa pensare a Kavafis, a Rimbaud. Depone tante più uova quanto più si trova a nord; ...?

venerdì 24 maggio 2013

Ogni giorno in Italia vengono pubblicati circa 160 libri

Ogni giorno in Italia vengono pubblicati circa 160 libri (c'è chi azzarda 400); di questo passo fra pochi anni, oltre al guinzaglio, i cani saranno dotati di catetere. E’ la responsabilità che provo nei confronti delle risorse del pianeta, quindi, che mi spinge a recapitare pensieri in forma digitale anziché cartacea.
In realtà, detto fra noi, le cose stanno così: mi contatta un editore e dice "non male, ne possiamo parlare". Io rispondo "grazie, volentieri, effettivamente pubblicate tanta di quella merda che ci sarà posto anche per la mia".
Eccomi qui.

Mi sento psicologicamente inadatto a parlare in pubblico

Mi sento psicologicamente inadatto a parlare in pubblico. Credo di non avere il fisico del ruolo.
Partecipo, anche se poco frequentemente, ad incontri pubblici di varia natura, ascoltando persone che secondo me sono psicologicamente inadatte a parlare in tali occasioni e non posseggono il fisico del ruolo. Malgrado ciò, hanno ben poco da dire: ripetono all'ingrosso usurati mantra. Ma questo è un altro discorso.
Durante questa campagna elettorale (elezioni comunali di Brescia 2013), ad esempio,
ho assistito ad un confronto nel quale i candidati alla carica di sindaco esponevano il proprio programma.

"C'è solo una cosa da dire, bisogna mandarli a casa, è ora di cambiare pagina".

"Proponiamo il ritorno della Palanca, la Moneta dei Bresciani".

"Per i prossimi anni: mettere in sicurezza l'acqua, bonificare il sito Caffaro".

"Sollecitare il più possibile relazioni molteplici con le imprese, mettere in contatto tra loro idee e iniziative, sostenere progetti, brevetti, tecnologia, cercare di evitare che le intelligenze vadano altrove".

"Per dare al tuo voto la forza della costanza".

"Bonificare il sito Caffaro".

"Cittadini insieme per una città bella e giusta".

" Organizziamo una Gazebata Nazionale".

"Anche questa volta, con il cuore".

"Il sito Caffaro è una priorità".

"Lavoro e ambiente: proseguire il lavoro positivo svolto dagli osservatori istituiti per coniugare le tematiche importanti del lavoro e ambiente".

"Caffaro: chiedere la modifica a livello nazionale del decreto legislativo sulle bonifiche".

"Per noi la garanzia della sicurezza resta un tema chiave legato alla libertà delle persone, è un diritto primario".

"Un dovere imprescindibile: la bonifica della Caffaro".

"Andiamo avanti!". (Non intendo con il post; è un altro degli slogan).

Noto che l'elenco dei mantra, anche in questo caso, è privo di qualche concetto relativo al raggiungimento della pace nel mondo, ma forse lo si dà per scontato e poco originale, a differenza degli altri.

Il fatto: giunti alla fine dell'incontro uno dei candidati, con fare compiaciuto (come se avesse motivo di esserlo) si rivolge verso il pubblico con la evidente intenzione di interrogarlo circa una delle questioni  appena esposte.
Incontra il mio sguardo, ma evidentemente non legge il mio pensiero (se mi interpelli ti incendio, anzi, non ti voto, che per lui è anche peggio).
"Se posso chiedere" mi dice il neo combusto" cosa ne pensa lei, ad esempio, dell'amministrazione della cultura nella nostra città?"
In quell'istante ho sentito la mia trachea implodere, come ingorgata da un quintale di krill e il groppo che ne consegue invadere rapido i polmoni. Inabile alla fonazione, ho valutato in numero di cinque, sei, le parole che sarei stato in grado di emettere. Purtroppo riuscii a pronunciarne di più.
"Io... io sono uno dei Pink Floyd, non mi interesso di queste cose..."
L'affermazione, dopo qualche secondo di assoluto silenzio, suscitò qualche bonario ed imbarazzato sorriso fra il pubblico; il relatore fu in grado di dire solo: "Caspita..., appunto...", prima di rivolgere uno sguardo in cerca di aiuto ad un collega candidato. Il microfono sfrigolò per qualche secondo, ma l'altro riuscì a soccorrerlo aggiungendo: "Appunto..., caspita...".
Ci fu persino chi interpretò quella panzana come una nota ironica e polemica, da ascriversi nel novero delle contestazioni da muovere alla giunta precedente. Si terminava, insomma, nella pura follia. Così, d'altronde, si era iniziato.
Dopo queste bislacche affermazioni, alcune più di altre, tutti fecero ritorno al proprio domicilio fiscale. Chi per baciare i bambini prima della notte, chi per assumere tisane, chi per rileggere con calma alcuni punti dei programmi esposti, avendoli trovati troppo complessi e articolati in prima battuta. Qualcuno di loro sperimentò un nuovo pigiama. Pioveva insistentemente. Io raggiunsi casa compiendo un giro molto ampio, sapendo che non sarei riuscito a prendere sonno facilmente.
Immaginavo il PCB farsi spazio nei terreni, come faceva da decenni. E poi, fra l'altro, io preferisco gli Stones.

Rinascere

Rinascere, con un diverso destino, in relazione al proprio karma. Forse; ma se, ribaciato dalla sfiga, lo prendessi ancora nel karma?