Leggo con passione la
vita di Agamennone "il possente", le memorabili e gloriose gesta sue
e quelle dei suoi compagni di avventura. Si narra di Polissena e di Evadne, di
Tiresia ed Otrioneo, di Tieste ed Atreo...
Poi consulto la mia
agenda: domani dovrei vedere Michi che si è impegnato con Giangi per vendere
(svendere) un capannone; nel pomeriggio incontro Gessica dall'avvocato:
affittava in nero posti per parcheggio.
Fierezza, regalità,
disdegno; mýthos, eros, dólos, psyché. Oh, Enomao, Ippodamia e Pelope...
'Sta mmerda di Gessica invece..., ed era pure un'area agricola con le
sovvenzioni.
Lo diceva il grande
studioso dell'universo Fred Hoyle: il nostro corpo contiene atomi che vengono
dagli astri; siamo fatti di polvere di stelle.
Ecco, se ciò
corrisponde al vero, dovremmo esserlo solo per fare quelle cose là, quelle di
Agamennone e dei suoi compagni.
Anche questa la
punizione di vivere oggi: leggere Agamennone che esclama " Ora dobbiamo spingere una nave nera,
senz'altro, sul divino mare, adunandovi esperti rematori, caricandovi dentro
un'ecatombe",
e poi ascoltare l'assessore alla cultura che dice "acca
ventiquattro".