venerdì 23 settembre 2016



Leggo con passione la vita di Agamennone "il possente", le memorabili e gloriose gesta sue e quelle dei suoi compagni di avventura. Si narra di Polissena e di Evadne, di Tiresia ed Otrioneo, di Tieste ed Atreo...
Poi consulto la mia agenda: domani dovrei vedere Michi che si è impegnato con Giangi per vendere (svendere) un capannone; nel pomeriggio incontro Gessica dall'avvocato: affittava in nero posti per parcheggio.
Fierezza, regalità, disdegno; mýthos, eros, dólos, psyché. Oh, Enomao, Ippodamia e Pelope... 'Sta mmerda di Gessica invece..., ed era pure un'area agricola con le sovvenzioni.
Lo diceva il grande studioso dell'universo Fred Hoyle: il nostro corpo contiene atomi che vengono dagli astri; siamo fatti di polvere di stelle.
Ecco, se ciò corrisponde al vero, dovremmo esserlo solo per fare quelle cose là, quelle di Agamennone e dei suoi compagni.
Anche questa la punizione di vivere oggi: leggere Agamennone che esclama " Ora dobbiamo spingere una nave nera, senz'altro, sul divino mare, adunandovi esperti rematori, caricandovi dentro un'ecatombe", e poi ascoltare l'assessore alla cultura che dice "acca ventiquattro".