Tutte le volte che qualcuno in città ti sorpassa a cento
all'ora, a destra, sinistra, sopra, sotto o dentro una rotonda. Generalmente
con una Golf, una Seat abartizzata o una Smart. Tipicamente con la faccia da
mosca della merda per via dei Ray-Ban verde scuro e tipicamente con l'alone
sonoro del "dum-dum" mentre ti sfiora. Potenzialmente andrà a morire
nella notte del prossimo venerdì o a far morire qualcuno. Il giorno successivo,
sui quotidiani locali, il sociologo da strada di turno dirà che era un bravo
ragazzo, aveva un buon lavoro, voleva molto bene alla famiglia, invece dalla
foto si evince chiaramente che era un burino acefalo che se l'andava cercando,
diversamente da quello/i che ha ammazzato.
Tutte le volte che sento quelli della Valtrompia che vogliono
l'autostrada, sebbene in cambio abbiano dato mefitici veleni per decenni.
Pentole e pentolini, posate e posatine e armi, armi,armi. Cromo esavalente nel
fiume Mella e nei terreni, il fiume usato come fogna perché senza un depuratore
da sempre, ora i valligiani anelano alla civiltà: vogliono l'asfalto.
Tutte le volte che leggo di cani avvelenati (l'ultima volta
a decine!) a causa di guerre tra bande di cacciatori e bracconieri (sempre
valtriumplini); minus habens, vigliacchi per di più, con la cultura della
morte, ma solo se straziante e divertente.
Tutte le volte, insomma, che abbandono le ciabatte per le
scarpe e mi inoltro nel consesso degli umani, penso alla frase di Aldo Busi (in E baci, Edizioni il Fatto
Quotidiano) e la ripeto come un mantra: "Plasma marcio ovunque giri il
bianco degli occhi".
E' un lenimento che genera conforto e mi quieto per un po'.
Purtroppo solo un po', ma almeno è un po'.
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